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Analisi critica delle politiche economiche europee: il caso Italia Vs Francia-Germania

Analisi critica delle politiche economiche europee: il caso Italia Vs Francia-Germania

Le politiche economiche dell'Unione Europea  negli ultimi anni hanno sollevato interrogativi sulla loro equità e coerenza,  in particolare riguardo al

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Le politiche economiche dell’Unione Europea  negli ultimi anni hanno sollevato interrogativi sulla loro equità e coerenza,  in particolare riguardo al trattamento differenziale riservato all’Italia rispetto a Francia e Germania.

Questo articolo esamina le dichiarazioni contrastanti di Pierre Moscovici, ex commissario UE per gli Affari economici e monetari, e le implicazioni del recente Piano Draghi nel contesto delle dinamiche economiche franco-tedesche.

Nel 2018, Moscovici insisteva sull’importanza per l’Italia di rispettare rigorosamente il Patto di Stabilità, affermando che “non si può fare ciò che si vuole quando si appartiene alla zona euro”. Tuttavia, un’analisi dei dati relativi al periodo 2008-2017 rivela che altri paesi, in particolare Francia e Germania, hanno ripetutamente superato i limiti di deficit stabiliti, apparentemente senza subire le stesse pressioni o conseguenze dell’Italia. Paradossalmente, nel 2024, con la Francia in difficoltà economiche, lo stesso Moscovici ha cambiato tono, sostenendo la necessità di maggiori investimenti pubblici in Europa.

Questa apparente inversione di rotta solleva questioni sulla coerenza e l’imparzialità delle politiche economiche dell’UE. Mentre l’Italia è stata costretta a implementare severe misure di austerità, che hanno portato a tagli nei servizi essenziali come sanità, istruzione e ricerca, Francia e Germania hanno adottato approcci significativamente diversi. Entrambi i paesi hanno mantenuto o persino aumentato la loro partecipazione statale in settori strategici, inclusi energia, automotive e trasporti, beneficiando al contempo di aiuti di stato approvati dall’UE.

Particolarmente controversa è la questione del presunto “buco” di 800 miliardi di euro nel bilancio tedesco, apparentemente ignorato dalle istituzioni europee, così come la mancanza di scrutinio sulle pratiche monetarie francesi legate al Franco CFA. Il Piano Draghi, presentato come una potenziale soluzione per aumentare la competitività europea di fronte a potenze come Cina e Stati Uniti, ha incontrato resistenze, in particolare dalla Germania, che si oppone al concetto di debito comune. Questa opposizione mette in luce le profonde divisioni all’interno dell’UE riguardo alle strategie economiche future.

L’articolo conclude sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e equità nelle politiche economiche dell’UE, suggerendo che l’attuale approccio potrebbe aver contribuito a esacerbare le disuguaglianze economiche tra gli stati membri, con conseguenze sociali potenzialmente gravi, come evidenziato dall’aumento dei suicidi tra imprenditori e lavoratori italiani nel periodo 2011-2014. Si propone una rivalutazione critica delle politiche economiche dell’UE, con particolare attenzione all’equilibrio tra disciplina fiscale e crescita economica sostenibile, e alla necessità di un trattamento equo per tutti gli stati membri.

Marco Pugliese

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