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Bankitalia conferma la frenata del Pil: solo +0,8% nel 2024

Bankitalia conferma la frenata del Pil: solo +0,8% nel 2024

Lieve rialzo per i due anni successivi, ma le previsioni restano deboli. Pesa la situazione internazionale.   ROMA. L’Italia quest’anno cresc

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Lieve rialzo per i due anni successivi, ma le previsioni restano deboli. Pesa la situazione internazionale.

 

ROMA. L’Italia quest’anno cresce pocol’anno prossimo e il successivo un po’ di più, ma siamo sempre ben al di sotto di ciò che sarebbe necessario per un Paese ad alto debito e bassi salari. Più zero virgola otto quest’anno, l’un per cento l’anno prossimo, l’uno virgola due nel 2026. Numeri inferiori alle previsioni del governo, qualcosa di più delle stime più recenti di giugno. Il bollettino economico della Banca d’Italia resta uno dei migliori strumenti di previsione, e non nasconde le difficoltà in cui versa l’economia. Non è tutta colpa del governo, per la verità.

«Nei mesi estivi è proseguita la sostanziale stagnazione del Pil nell’area dell’euro. Il ciclo manufatturiero è rimasto debole, mentre si è protratta l’espansione dei servizi», grazie alla buona stagione turistica. La buona notizia è che continua a scendere l’inflazione, ormai sotto controllo dopo l’esplosione post-pandemia. Gli esperti di via Nazionale dicono che nell’area della moneta unica chiuderà il 2024 con una media annua del 2,5 per cento, sarà al 2,2 nel 2025 e sotto il due per cento (all’1,9) nel 2026. Il calo dell’inflazione, e l’aumento delle retribuzioni stanno facendo risalire i consumi, ma resta ancora molto da fare: alla fine di giugno le retribuzioni contrattuali in termini reali erano in media inferiori dell’otto per cento ai livelli del 2021.

Di qui in poi la Banca centrale europea non potrà non tagliare i tassi di interesseancora piuttosto alti, al 3,5 per cento. Una buona notizia per chi deve investire nell’economia reale o deve comprare casa, meno per chi punta tutto sui risparmi. Il bollettino segnala che i prestiti alle famiglie hanno registrato il primo segno più da un anno a questa parte. Tra maggio e agosto i tassi sui prestiti alle imprese sono scesi (dal 5,4 al 5,1 per cento) ma restano vicini ai massimi registrati l’anno scorso. I tassi ancora elevati hanno aiutato il Tesoro a vendere «in misura elevata» il debito pubblico all’estero.

In quanto alla crescita italiana: «sarebbe sostenuta principalmente dai consumi, sospinti dal recupero dei redditi reali, e dalle esportazioni, in presenza di un aumento della domanda estera; risentirebbe dell’indebolimento degli investimenti in abitazioni dovuto al ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale». Il condizionale che usano gli estensori del bollettino tradisce un certo imbarazzo per numeri non entusiasmantiL’Italia cresce attorno all’un per cento nonostante duecento miliardi di investimenti ottenuti a fondo perduto (e a prestito) dall’Unione. C’è da chiedersi che numeri sarebbero usciti senza tutti quei fondi. E in effetti la Germania, che ha attinto al Recovery Plan per una frazione dell’Italia, è in sostanziale recessione.

Le cose possono peraltro ancora peggiorare: per la debolezza dell’economia cinese, le guerre in Ucraina e Medio Oriente, “il possibile inasprimento delle tensioni commerciali” fra Unione europea, Stati Uniti e Cina. Di qui l’appello di Mario Draghi a che l’Unione si attrezzi rapidamente per evitare il declino, che non è e non sarà solo italiano.

 

di Alessandro Barbera

Fonte: La Stampa

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