Lenta, ma inesorabile, avanza in Tim la separazione della rete dai servizi, primo passo verso la creazione di un’infrastruttura unica della fibra. A c
Lenta, ma inesorabile, avanza in Tim la separazione della rete dai servizi, primo passo verso la creazione di un’infrastruttura unica della fibra. A cinque giorni dall’investitura di Pietro Labriola a timoniere dell’ex Telecom, dopo l’addio, novembre scorso, di Luigi Gubitosi a stretto giro dall’offerta di Kkr per il 100% del gruppo, ecco che il piano industriale targato Vivendi-Cdp guadagna altri metri preziosi, prendendo lentamente forma e corpo.
Labriola, nella riunione menzionata “ha illustrato le linee guida del piano industriale 2022-2024, che presenterà al consiglio il prossimo 2 marzo”, evidenziando “come sia necessario intraprendere un percorso di trasformazione delle offerte e dei servizi alle persone e alle famiglie e sviluppare i servizi alle imprese nell’ambito del Cloud, IoT, cybersecurity, facendo leva sulle competenze e sul diffuso patrimonio tecnologico del gruppo”. E che la direzione sia la separazione della rete lo si evince da un altro passaggio della nota.
“Il consiglio ha deciso all’unanimità di dare mandato all’amministratore delegato di esplorare possibili opzioni strategiche mirate a massimizzare la creazione di valore per gli azionisti, con specifico riferimento agli asset infrastrutturali del gruppo, anche attraverso soluzioni che comportino il superamento dell’integrazione verticale (il modello alternativo allo spin off su cui si è basata sempre Tim, ndr)”.
Quanto a Kkr il board ha preso atto del fatto che il comitato ad hoc presieduto da Salvatore Rossi, “sta continuando il suo lavoro con gli advisor finanziari del Comitato stesso per analizzare la manifestazione e compararla anche con le prospettive del gruppo e con le alternative strategiche destinate ad esser considerate nel quadro del piano”.
La seconda strada è invece quella che porta il nome di Labriola. Ovvero, niente Opa ma il passaggio secco in assemblea straordinaria di una scissione in due parti di Tim. Il minimo comun denominatore è comunque la fusione degli asset di rete con Open Fiber, la società controllata da Cdp (60%) e Macquarie (40%) che dal 2016 sta posando una rete in fibra ottica sul territorio italiano. Se comunque separazione della rete sarà, c’è già un primo ostacolo da superare e nemmeno di quelli tanto agevoli: i sindacati, che dietro lo spin off vedono lo smembramento della società.
Fonte: Formiche.net