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Dossieraggio, un mercato nero di dati riservati da milioni di euro: “Quadro allarmante”

Dossieraggio, un mercato nero di dati riservati da milioni di euro: “Quadro allarmante”

In tutto sei le misure cautelari: quattro persone agli arresti domiciliari, fra cui l'ex "super poliziotto" Carmine Gallo, con il braccialetto elettro

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In tutto sei le misure cautelari: quattro persone agli arresti domiciliari, fra cui l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, con il braccialetto elettronico e due misure interdittive

 

Un vero e proprio “gigantesco mercato nero delle informazioni riservate”. Così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha definito quanto emerso dalla maxi inchiesta della Dda sul dossieraggio nel mondo dell’imprenditoria italiana. Lo ha detto in una conferenza stampa, tenutasi sabato mattina 26 ottobre negli uffici della Procura di Milano, dopo la serie di perquisizioni e misure di custodia cautelari scattate nella serata di venerdì da parte dei carabinieri di Varese. In tutto sei persone fermate: quattro agli arresti domiciliari, fra cui l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, con il braccialetto elettronico e due misure interdittive. Tra gli indagati, che rispondono di concorso nei presunti accessi abusivi, ci sarebbero anche Leonardo Maria Del Vecchio (figlio del fondatore di Luxottica) e il banchiere-finanziere Matteo Arpe.

Associazione per delinquere e affari milionari

Così gli investigatori hanno bloccato quella che sono convinti essere un’associazione per delinquere che, dal 2020, ha ottenuto profitti per almeno centinaia di migliaia di euro. Come? Di fatto spiando persone influenti e potenti dell’imprenditoria italiana per conto di clienti facoltosi che avanzavano richieste precise. Per chi commissionava l’incarico, avere informazioni sui grandi nomi dell’economia italiana, poteva essere un’enorme vantaggio, soprattutto competitivo sul mercato globale. Pagavano i membri del gruppo per carpire qualsiasi informazioni sensibile. La banda si dava da fare hackerando banche dati istituzionali e private, accedendo a sistemi informativi protetti, ma anche attraverso intercettazioni e bonifiche ambientali completamente illegali a danno delle vittime.

Le accuse mosse dalla Procura di Milano, coordinata dal numero uno Marcello Viola, che ha diretto le indagini, sono di associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati, fra cui accesso abusivo al sistema telematico, atti di corruzione, intercettazione illecita, detenzione illecita di apparecchi per le intercettazioni.

Gli hacker dalla Svizzera e poliziotti infedeli

Accedere ai dati sensibili avveniva con sistemi complessissimi di tipo telematico. Per il gruppo erano fondamentali due cose. Da una parte avere persone con competenze informatiche altissime, dunque veri e propri hacker, che si trovavano in Svizzera, capaci di aggirare qualsiasi cassaforte digitale. Dall’altra però c’erano anche le tecniche di spionaggio investigativo, con l’obiettivo di ascoltare dialoghi fra imprenditori e manager di livello top, di appoggiare l’orecchio li dove nessuno avrebbe dovuto udire. E qui entravano in ballo i funzionari di polizia infedeli che, per il lavoro fatto in passato, avevano strumenti efficientissimi per ascoltare, come anche le credenziali necessarie per consegnare ai presunti spioni tutte le informazioni sulle vittime.

Qui, secondo le indagini, sarebbe entrato in gioco l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, per anni tra i volti in prima linea della Squadra Mobile di Milano. L’indagine poi ruota anche intorno all’agenzia di investigazione privata Equalize, la cui sede si trova in piazza Fontana, a pochi passi dal Duomo, di cui è socio di maggioranza il presidente di Fondazione Fiera Milano (ente totalmente estraneo) Enrico Pazzali, tra gli indagati, e che vede invece l’ex poliziotto come socio di minoranza.

Il nuovo mercato clandestino dei dati riservati

“Il quadro che emerge è allarmante – ha ribadito Melillo – ed esige prudenza perché ci vorrà ancora molto tempo e fatica per delineare i contorni di questa vicenda, che preoccupa sia per dimensione sia per il livello imprenditoriale dei dati personali e riservati. Davvero stiamo appena cominciando a capire come funziona questo mercato clandestino delle informazioni riservare”. Si tratta infatti di migliaia di accessi a informazioni riservatissime nel corso degli ultimi anni e che potrebbero aver messo “a nudo” la vita di un numero imprecisato di personalità dell’economia italiana, a favore di chi sarebbe stato disposto a pagare profumatamente per quelle informazioni. Così l’antimafia e la Procura di Milano potrebbero aver scoperto un nuovo fronte di maxi profitti, quello dei dati riservati, di fronte al quale si sta ancora ragionando come difendersi.

Fonte: Milano Today

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