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Banche, la riforma della Bce lascia i territori senza sportelli

Gli istituti legati alle comunità trattati come se fossero dei colossi

Banche, la riforma della Bce lascia i territori senza sportelli

Le banche del territorio stanno scomparendo. Per l’economia italiana è una minaccia. La sentenza del consiglio di Stato che respinge l’ultimo ricorso

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Le banche del territorio stanno scomparendo. Per l’economia italiana è una minaccia. La sentenza del consiglio di Stato che respinge l’ultimo ricorso imporrà anche alla Banca Popolare di Sondrio di trasformarsi in società per azioni. La riforma delle Bcc ha fatto nascere tre grandi blocchi: Iccrea, Cassa Centrale Banche e le Casse Raiffeisen togliendo autonomia al credito cooperativo. Questi cambiamenti sono stati imposti dalla Bce dopo la crisi del 2011.

L’obiettivo era quello di irrobustire il sistema ed evitare il diffondersi di possibili crack bancari. Obiettivi sicuramente condivisibili che tuttavia lasciano aperti interrogativi non trascurabili. Il primo: non era possibile trovare una strada alternativa che garantisse la “bio diversità” nell’ecosistema creditizio attraverso la convivenza di specie differenti (spa, popolari, Bcc)? Come mai in natura la diversità è considerata un valore mentre allo sportello è un pericolo? Altra domanda: cambiamenti così radicali sono davvero funzionali allo sviluppo dell’economia italiana fatta soprattutto di Pmi? Ultima domanda: perché in Italia la convergenza verso il modello della società per azioni è stato tassativo mentre altrove è stata preservata la diversità? Domande pertinenti tanto che alla recente assemblea di Confcooperative il premier Conte ha annunciato “una riflessione” sulla riforma delle Bcc.

La situazione, infatti sta diventando surreale: banche con quattro o cinque sportelli e ottanta dipendenti che devono osservare gli stessi obblighi di Intesa o di Unicredit. Il risultato è un forte aggravio di costi (almeno quattro o cinque persone da dedicare alla compliance e alla trasparenza) e quindi minori risorse per famiglie e imprese.

Eppure, come ricorda Corrado Sforza Fogliani presidente di Assopopolari, trasformazione dell’Italia da Paese agricolo in potenza industriale fu finanziato dalle banche di territorio (solo le Popolari, erano 200 circa). Un esempio per tutti: il primo finanziamento di un milione a Enzo Ferrari fu concesso dal Banco di San Geminiano e San Prospero di Modena (oggi confluito in Banco-Bpm). Senza la lungimiranza del direttore di quel piccolo istituto di provincia non sarebbe mai nato il Mito a quattro ruote. Oggi sui mercati di tutto il mondo circolano migliaia di banchieri d’affari, start-upper, gestori di fondi di private equity. Ottant’anni fa un oscuro ragioniere direttore di banca a Modena colse al volo le potenzialità di quel bizzarro cliente che voleva un prestito per costruire auto da corsa.

“Il mercato del credito consono alle imprese, accompagnandole nello sviluppo zona per zona -ricorda Sforza Fogliani.- Un sistema che è ancora costituito da 156.754 unità produttive, di cui 130.300 piccole e medie imprese (dati 2018), con 4 milioni di addetti” . Ora si annuncia una nuova ondata di fusioni per creare banche sempre più grandi e impersonali Le grandi banche del sud sono scomparse e non solo per gravi errori di gestione. La Sga, che aveva rilevato le attività del Banco di Napoli dopo lo scorporo degli sportelli ha chiuso la gestione in utile. E’ vero che è passato un quarto di secolo ma i tempi della giustizia in Italia li conosciamo. Ora al sud il credito è affidato esclusivamente alle banche del territorio che hanno davanti sfide fondamentali.

Spiega Roberto Ruozi ex rettore della Bocconi: “La banca è anche il luogo del futuro. Un un sogno, perlomeno il luogo deputato a soddisfarlo: dal mutuo per la casa, allo sviluppo dell’attività, al risparmio per i figli”. Non è un caso che come ricorda il segretario generale di Assopopolari, Giuseppe De Lucia Lumeno, che anche in piena emergenza sanitaria le banche del territorio hanno aumentato gli impieghi del 2% a fronte di una raccolta cresciuta fra il 4 e il 5%. Nonostante questo l’ondata delle fusioni non si ferma . Altre sono in arrivo. Al centro Banco-Bpm frutto dell’unione di due ex popolari.

Osserva Sforza Fogliani: “Presto per le piccole medie imprese il problema non sarà più il costo del credito, sceso ai minimi storici, quanto il reperimento del credito. In certe zone (e non solo del Sud) totalmente prive di banche , è già così”. Difficile fare credito non conoscendo le persone, e i singoli imprenditori, ma solo sulla base solo dì carte (o dei certificati prefettizi di legalità) e dei bilanci ufficiali. Per i regolatori europei tutto questo vuol dire vuol dire meno rogne. Ma per il sistema delle piccole e media imprese è un grandissimo problema.

In futuro sarà ancora possibile avere un finanziamento come quello ottenuto da Enzo Ferrari ottant’anni fa? Difficile dirlo. Tanto più che il diserbante sulla biodiversità allo sportello funziona solo da noi. In Germania e in Francia, per non parlare degli Stati Uniti e. del Canada, ci sono infatti i colossi bancari, ma ci sono anche le banche di territorio, non si cerca di creare i colossi, come da noi, solo facendo fuori le piccole banche “Noi- conclude il presidente di Assopolari- che dovremmo avere più di ogni altro un sistema del credito variegato, lasciamo sparire le banche di territorio nella piena disattenzione di chi, impari al proprio ruolo, dovrebbe difendere il credito per le medie e piccole imprese”.

Fonte : www.quotidianodelsud.it

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