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De “Temujin” ovvero del primato della meritocrazia

De “Temujin” ovvero del primato della meritocrazia

In un momento dove nel teatro della Storia ritorna la Guerra con le sue devastazioni sinonimo del fallimento di sistemi socio economici sorti dopo la

Intervista al Prof. Giancarlo Elia Valori Giugno 2024
Caro Signor Primo Ministro Le scrivo
La Cina prepara un sua Pearl Harbor?

In un momento dove nel teatro della Storia ritorna la Guerra con le sue devastazioni sinonimo del fallimento di sistemi socio economici sorti dopo la II Guerra Mondiale nella biblioteca della Umanità si riscopre il libro dedicato a Temujin. Vissuto dal 1162 al 1227 questo condottiero mongolo se pur per poco più di 20 anni realizzerà il più vasto Impero della Storia esteso da nord della Cina fino all’antica Persia, tanto che nel 1206 verrà acclamato con il titolo di Gengis Khan significativo di “Sovrano Universale”. Riunifichera’ le tribù nomadi dell’Asia Centrale , concederà una tolleranza religiosa, una moneta, un minimo di struttura sociale tale da garantire il percorso della “Via della Seta “. Famosa la Sua ferocia che lo renderà temutissimo. Ma cosa lo renderà un grande condottiero? Temujin era un “meritocratico ” ed assegnava il comando delle sue truppe solo ed esclusivamente a coloro che aveva dimostrato valore nel combattimento indipendentemente dal censo o casta di appartenenza realizzando Armate implacabili ed invincibili. La Storia si ripete sempre. In tutte le vicende belliche esistono generali e fanti. Oggi abbiamo accademie militari, disciplinatissimi college dove studiare le arti della guerra ma volendo attualizzare alla età moderna e contemporanea, almeno per noi, non si intravedono particolari Comandanti in campo. Le eccezioni sono sempre individuali come ad esempio i comandanti dei nostri sommergibili dell’ ultima guerra nel Mediterraneo, la Folgore ad El Alamein, la recentissima operazione a Khartum dei nostri Reparti Speciali e dell’ Aise ma ,salvo errori, altro non si può citare se non le epiche battaglie per poltrone ed incarichi squisitamente nel territorio di Roma. In Italia abbiamo eccellenti operativi, giovani ufficiali, sottufficiali e personale di elevatissima qualità e valore ma quando si giunge al conferimento di incarichi “pregiati” poi si ferma ogni nomina in quanto intervengono altri criteri. Lo scrivente ormai è “vecchio” ma ogni tanto si ricorda che sempre in una caserma è nato e di certe materie ancora si ricorda qualcosa. Si conclude. Si valorizzino i giovani talenti, li si misurino sul campo, si dia spazio al merito con la indicazione di obiettivi ambiziosi. Gradi e promozioni solo a chi sa’, sa’ fare e sa’ far fare. La Guerra è una cosa seria e per evitarla diamo spazio a chi merita #intelligence.

A cura di Savino di Scanno

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