Fonte: Formiche.net C’è un filo rosso che, attraversando l’Europa Orientale e il bassopiano sarmatico, unisce la capitale degli Asburgo al Cremlino
Fonte: Formiche.net
C’è un filo rosso che, attraversando l’Europa Orientale e il bassopiano sarmatico, unisce la capitale degli Asburgo al Cremlino. Un filo rosso che non può certamente essere definito sottile, se si considera come il rapporto tra Austria e Russia sia particolarmente stretto in una miriade di dimensioni, da quella energetica a quella diplomatica, passando per quella finanziaria e toccando anche quella politica.
Questa vicinanza ha radici profonde: basti pensare ai secoli addietro quando Vienna e Mosca, entrambe centri imperiali, cooperavano di buon grado nella spartizione delle proprie sfere di influenza e nel mantenimento dello status quo, seppure con qualche piccolo scontro fisiologico. Ma neanche il collasso del primo impero e la palingenesi del secondo hanno fatto sì che questo legame venisse meno. All’indomani della Seconda guerra mondiale l’Austria torna pienamente indipendente al prezzo di promettere neutralità assoluta; una posizione che le permetterà di svolgere il ruolo di mediatore tra l’Occidente capitalista e l’Oriente comunista, riuscendo a trarre beneficio dal rapporto con entrambi i fronti e rendendo Vienna una sede perfetta per una pluralità di Organizzazioni Internazionali.
Austria e Russia appaiono legate anche da interessi di carattere finanziario. Numerosi sono i casi di businessmen che decidono di investire in Russia, di aziende che continuano ad operare all’interno dei suoi confini anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina o di politici che trovano un impiego nell’amministrazione di società russe. Con cifre importanti: nel 2022 l’istituto bancario austriaco Raffeisen Bank International ha prodotto guadagni per 2 miliardi di euro, di cui più della metà sono profitti netti. Una cifra importante, considerando che in borsa il valore della società stessa ammonta a 5 miliardi di euro. Tuttavia, il regime di sanzioni adottato nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina impedisce all’istituto di poter mettere mano su questi fondi. Questa realtà dei fatti garantisce a Mosca un ulteriore strumento per esercitare pressione su Vienna.
Ma l’aspetto più interessante da analizzare nel rapporto tra Austria e Russia è proprio quello politico e diplomatico. Dietro alla narrativa del “Paese mediatore” l’Austria nasconde una forma di schiacciamento sugli interessi russi per garantirsi determinati vantaggi, arrivando a divenire un cavallo di Troia moscovita all’interno della cinta muraria euroatlantica.
All’indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina il cancelliere austriaco Nehammer è stato il primo tra i rappresentanti europei a recarsi a Mosca come “mediatore”, in linea con la narrativa adottata da Vienna. Non è chiaro quale sia stato il contenuto della conversazione tra Nehammer e Putin, ma mentre i flussi di gas e petrolio proveniente dalla Russia si interrompevano in mezzo continente, quelli diretti verso l’Austria non hanno subito alcuna variazione.