A cura di Monica Origgi Nei giorni scorsi, è stato sottoscritto un' accordo tra Essilor-Luxottica, con le opportune organizzazioni sindacali nazion
A cura di Monica Origgi
Nei giorni scorsi, è stato sottoscritto un’ accordo tra Essilor-Luxottica, con le opportune organizzazioni sindacali nazionali: Cgil, Cisi, Uil, le Rsu di Filctem Cgil e Femca. Questo nuovo contratto integrativo riguarda 15 mila dipendenti e vale per il triennio 2024-2026, introducendo negli stabilimenti italiani iniziative del tutto innovative e un modello di lavoro del tutto avveniristico, anche l’ organizzazione del tempo del lavoro, sarà del tutto differente e la gestione della flessibilità produttiva lavorativa.
Esistono ancora, categorie di federazioni che guardano al futuro del Nostro Paese e anziché, cavalcare vie maestre, che non conducono da nessuna parte, esistono ancora, sindacati che non hanno dimenticato come si svolge, questo mestiere.
Anche se, purtroppo dobbiamo ammettere, che questo accordo è stato inserito nell’ esperienza delle 34 ore settimanali lavorative. E’ rimane, comunque un peccato, perché occorrerebbe guardare a un nuovo sistema con vere e proprie nuove sperimentazioni di orario, che tengano conto delle esigenze degli imprenditori e dei lavoratori, cercando di raggiungere quelle richieste di flessibilità, imposte dalla crisi sanitaria e che hanno dato avvio, ( come, si è potuto notare, anche con la great resignation), ad un nuovo modello lavorativo e a una nuova concezione del mercato del lavoro che non sacrifichi, altri aspetti importanti della nostra vita.
Se guardiamo alle varie classificazione dei vari Paesi, possiamo notare, come nella contrattazione collettiva siano molto differenti. In alcune situazioni, come per esempio il Belgio le 34 ore sono il frutto del risultato di una ridistribuzione dell’ orario in vigore su quattro giorni lavorativi ( giornata più lunga, in cambio di settimana più corta). Mentre, in altri casi, la permanenza e la prestazione in azienda si combina con alcuni giorni in smart working, mentre altri vengono svolti in ufficio. In altri contratti le imprese e i sindacati hanno saltato il fosso della riduzione d’ orario a parità di salario. In questo ambito, non c’è ancora, una legislazione in merito, nessuna indicazione di carattere generale.
In pratica, oggi le 34 ore settimanali, non portano con sé quel valore evocativo, che invece ebbe in alcuni momenti della storia del movimento operaio, dove nel XIX e nel XX secolo la rivendicazione delle 8 ore giornaliere e 48 settimanali ( dove, 8 ore non sono poche) e, dopo l’ autunno del 1969 le 40 ore, un orario che è rimasto tuttavia confinato nella contrattazione, mentre solo nel 2003 ha ricevuto una rettifica nella legge.