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5 Domande a: Prof. Alberto Frau

5 Domande a:   Prof. Alberto Frau

Oggi abbiamo l’enorme piacere di avere come ospite il  Prof.  Alberto Frau. Professore aggregato di Economia Aziendale presso l'Universita di Roma

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Oggi abbiamo l’enorme piacere di avere come ospite il  Prof.  Alberto Frau.
Professore aggregato di Economia Aziendale presso l’Universita di Roma “Foro Italico” (dall’A.A. 2004 – 2005). Professore aggregato di Management delle aziende sanitarie pubbliche e private presso |’Universita di Roma “Sapienza” (dall’A.A. 2020 — 2021). Docente (senior) nei corsi di formazione post-laurea della divisione Luiss Business School dell’Universita LUISS “Guido Carli” di Roma (dall’A.A. 2005 – 2006). Pro rettore con delega al bilancio d’Ateneo nell’Universita di Roma “Foro Italico” (dal 2014). Revisore iscritto al Registro dei Revisori legali/sezione A (dal 2007) al numero 14459 Abilitato alla professione di dottore commercialista e revisore legale (dal 2006).
Appassionato ricercatore e scrittore di diversi libri a tema economico/finanziari.

Complice la presenza di un autorevolissimo studioso e fine osservatore, esperto di storia, economia e leggi ad essa associate, parleremo con il Professore di azioni politico/economiche che, attuate, possono fare il bene e/o il male della nostra Nazione.
Quali sono le armi che l’esecutivo lecitamente è in grado di poter utilizzare a difesa del bene pubblico e delle infrastrutture strategiche dello Stato. Quali sono i margini di movimento e quanto è importante la visione d’insieme, nel difficile e delicato contesto geopolitico attuale.
Pertanto, bando agli indugi e ringraziando, ancora una volta per la disponibilità, il Prof. Frau, diamo a lui la parola.

 

Ecco quindi le nostre… 5 domande:

1 – Dato l’art. 43 della Costituzione che prevede la possibilità di nazionalizzare determinate imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali, quali sono stati i più significativi e anche i più azzeccati interventi che, nel corso degli anni, il Governo di turno ha portato a buon fine? Quali sono stati i risvolti positivi per la Nazione e il Popolo?


L’articolo 43 della Costituzione italiana consente la nazionalizzazione di imprese operanti in settori strategici e di servizi pubblici essenziali, qualora ciò sia ritenuto necessario per fini di utilità generale. Nel corso degli anni, questa disposizione ha permesso al Governo italiano di intervenire in diversi settori con l’obiettivo di garantire servizi essenziali, promuovere lo sviluppo economico e tutelare l’interesse pubblico. Alcuni degli interventi più significativi e i loro effetti positivi per la nazione e il popolo italiano sono stati i seguenti:

  1. Nazionalizzazione di Alitalia (2017-2020)

Alitalia, la compagnia aerea di bandiera italiana, ha attraversato diverse crisi finanziarie negli ultimi decenni. Nel 2017, la compagnia è stata posta in amministrazione straordinaria, e nel 2020, a causa della pandemia di COVID-19, il governo italiano ha deciso di rinazionalizzare Alitalia per garantire la continuità del servizio.

Tale intervento ha generato i seguenti risvolti positivi:

  • Garanzia di continuità del servizio. La nazionalizzazione ha permesso di mantenere operativi i voli, evitando disagi significativi per i passeggeri.

  • Salvaguardiadei posti di lavoro. L’intervento statale ha contribuito a proteggere migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti nel settore aereo.

Ma a ben vedere, tale intervento ha generato i seguenti risvolti negativi:

  • Costi elevati per lo Stato. La rinazionalizzazione ha comportato costi significativi per le finanze pubbliche, data la situazione debitoria della compagnia.

  • Difficoltà di ristrutturazione. Nonostante l’intervento statale, Alitalia ha continuato a lottare con problemi strutturali, rendendo necessaria una gestione molto complessa e comunque ha finito per essere smantellata a seguito dell’amministrazione straordinaria.

  1. Nazionalizzazione delle autostrade (2020)

Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova nel 2018, il governo italiano ha avviato un processo di revisione delle concessioni autostradali. Nel 2020, è stata decisa la revoca della concessione ad Atlantia (gruppo Benetton) per la gestione di Autostrade per l’Italia (ASPI) e il trasferimento della gestione a una società pubblica, ANAS (parte di Ferrovie dello Stato).

Tale intervento ha generato i seguenti risvolti positivi:

  • Miglioramento della sicurezza. La gestione pubblica ha permesso una maggiore attenzione alla manutenzione e alla sicurezza delle infrastrutture autostradali.

  • Trasparenzae controllo. La nazionalizzazione ha migliorato la trasparenza e il controllo sulle operazioni di manutenzione e gestione delle autostrade.

Ma a ben vedere, tale intervento ha generato i seguenti risvolti negativi:

  • Implicazioni finanziarie. La transizione della gestione ha comportato costi significativi e sfide amministrative.

  • Questioni legali. La revoca della concessione ha portato a contenziosi legali tra il governo e il gruppo Atlantia legati al risarcimento delle vittime del crollo del Ponte Morandi.

  1. Nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena (2017)

Il Monte dei Paschi di Siena (MPS), la banca più antica del mondo, ha attraversato una crisi finanziaria che ha portato alla necessità di un intervento statale. Nel 2017, il governo italiano ha deciso di nazionalizzare la banca, acquisendo una quota di maggioranza (circa il 27%) per stabilizzarne la situazione.

Tale intervento ha generato i seguenti risvolti positivi:

  • Stabilizzazione finanziaria. L’intervento statale ha permesso di stabilizzare la banca, proteggendo i risparmiatori e mantenendo la fiducia nel sistema bancario italiano.

  • Ristrutturazionee rilancio. La nazionalizzazione ha facilitato il processo di ristrutturazione e rilancio dell’istituto bancario.

Ma a ben vedere, tale intervento ha generato i seguenti risvolti negativi:

  • Impatto sul debito pubblico. L’acquisizione di MPS ha aumentato il debito pubblico italiano, ponendo ulteriori pressioni sulle finanze statali rappresentate dai cosiddetti Monti-bond.

  • Difficoltà di dismissione. La vendita delle quote pubbliche per il ritorno alla privatizzazione si è rivelata complessa, con poche offerte soddisfacenti.

  1. Nazionalizzazione della rete elettrica (1999-2001)

Nel 1999, la gestione della rete elettrica nazionale è stata trasferita da Enel (che era stata privatizzata)1 a una nuova società, Terna, che inizialmente era controllata da Enel ma successivamente è diventata una società a controllo pubblico nel 2001.

Tale intervento ha generato i seguenti risvolti positivi:

  • Maggiore efficienza e trasparenza. La separazione della gestione della rete elettrica ha portato a una maggiore trasparenza e competitività nel settore.

  • Investimenti nelle infrastrutture. La gestione pubblica ha permesso di effettuare significativi investimenti nella modernizzazione della rete elettrica.

Ma a ben vedere, tale intervento ha generato i seguenti risvolti negativi:

  • Complessità di gestione. La creazione di una nuova entità pubblica ha comportato una complessa riorganizzazione del settore.

Considerazioni finali

Le nazionalizzazioni successive all’entrata in vigore della Costituzione hanno avuto effetti misti, con significativi benefici in termini di stabilità e continuità dei servizi pubblici, ma anche con costi e complessità di gestione. In generale, l’intervento statale ha spesso mirato a risolvere crisi finanziarie e a garantire l’interesse pubblico in settori strategici, dimostrando che, se ben gestite, le nazionalizzazioni possono avere un impatto positivo sulla Nazione e sul Popolo italiano.


2 – In questi ultimi tempi ha fatto rumore e creato qualche malumore la cessione del 2,8% di ENI da parte del Tesoro, che va in direzione abbastanza contraria rispetto a quanto era nei progetti di questo governo. Qual è il suo parere a proposito? Inoltre, secondo Lei, tra NAZIONALIZZAZIONE e PRIVATIZZAZIONE che percentuali dovrebbero essere quelle di un sano equilibrio tra le due posizioni?

La recente decisione del Tesoro italiano di cedere una quota del 2,8% di ENI ha suscitato diverse reazioni e qualche malumore, soprattutto considerando le dichiarazioni e le intenzioni di politica economica che questo governo aveva inizialmente prospettato. La mossa può essere interpretata in vari modi e suscita diverse riflessioni:

  • Motivazioni finanziarie. La cessione potrebbe essere stata motivata dalla necessità di reperire fondi per il bilancio statale, soprattutto in un contesto economico caratterizzato da pressioni fiscali e necessità di investimenti pubblici.

  • Strategia di governance. Nonostante la cessione, il governo italiano mantiene ancora una quota significativa di ENI, sufficiente a esercitare un’influenza rilevante sulle decisioni strategiche dell’azienda. La vendita di una quota relativamente piccola potrebbe essere vista come una mossa per mantenere un equilibrio tra controllo pubblico e coinvolgimento privato.

  • Attrazione di investimenti privati. La parziale privatizzazione potrebbe essere anche un tentativo di attrarre capitali privati, migliorare l’efficienza operativa e la competitività di ENI, rendendo l’azienda più dinamica e orientata al mercato.

  • Contraddizione con gli obiettivi dichiarati. La cessione appare in contraddizione con le dichiarazioni del governo riguardo alla necessità di rafforzare il controllo pubblico sulle aziende strategiche. Questo potrebbe generare critiche da parte di chi vede la privatizzazione come una perdita di sovranità economica e una possibile vulnerabilità per la sicurezza energetica nazionale.

La questione della nazionalizzazione rispetto alla privatizzazione è complessa e dipende da molteplici fattori economici, sociali e strategici. Un sano equilibrio tra queste due posizioni dovrebbe considerare vari aspetti

Anzitutto gli aspetti strategici. Per settori quali energia, trasporti, telecomunicazioni e infrastrutture essenziali, un controllo pubblico più forte può garantire che l’interesse nazionale e la sicurezza siano prioritari. Qui, una percentuale di controllo pubblico maggiore del 50% può essere giustificata.

Nei settori dove la concorrenza e l’innovazione sono fondamentali, una maggiore privatizzazione può stimolare efficienza, innovazione e miglioramento del servizio. In questi casi, il controllo pubblico potrebbe limitarsi a quote minoritarie (ad esempio, tra il 10% e il 30%) per mantenere un’influenza strategica senza soffocare la competitività.

Servizi pubblici essenziali, come la sanità e l’istruzione, dovrebbero avere una forte componente pubblica per garantire l’accessibilità universale e l’equità. Qui, il controllo pubblico dovrebbe essere preponderante, anche sopra il 70-80%.

Le percentuali di nazionalizzazione e privatizzazione dovrebbero essere flessibili e adattarsi alle esigenze economiche e sociali in evoluzione. Le crisi economiche, le emergenze nazionali o i cambiamenti tecnologici possono richiedere rapide modifiche nell’assetto proprietario delle imprese.

In sintesi, il mio parere è che la decisione di cedere una parte di ENI dovrebbe essere valutata nel contesto delle necessità finanziarie immediate e delle strategie di lungo termine del governo. Mantenere un equilibrio sano tra nazionalizzazione e privatizzazione è essenziale, considerando che la nazionalizzazione è preferibile in settori strategici e di sicurezza nazionale mentre la privatizzazione può stimolare efficienza e innovazione nei settori competitivi. In tale prospettiva, l’accessibilità e l’equità sociale richiedono un forte intervento pubblico in servizi essenziali.


3 – Dagli anni ’90 in poi si è assistito a un’inversione di tendenza con un ampio programma di privatizzazioni, ma negli ultimi anni, sembra essere rinata una nuova spinta, da noi e in buona parte di Europa, alla nazionalizzazione, con l’obiettivo di limitare i danni economici delle varie crisi (sanitarie, energetiche, politiche). A queste appropriazioni o, in alcuni casi, riappropriazioni da parte dello Stato, si è affiancato uno strumento come il Golden Power (esercitato più volte sia dall’esecutivo Draghi, sia dall’esecutivo Meloni, per salvare imprese strategiche dalle “grinfie straniere”). Ci può spiegare il meccanismo e cosa differisce dalle mere nazionalizzazioni enunciate prima?

A partire dagli anni ’90, l’Italia, come molte altre nazioni europee, ha avviato un ampio programma di privatizzazioni con l’obiettivo di ridurre il debito pubblico, aumentare l’efficienza delle imprese e stimolare la crescita economica attraverso la liberalizzazione dei mercati. Questa tendenza ha interessato vari settori, tra cui energia, telecomunicazioni, trasporti e banche. Negli ultimi anni, tuttavia, si è osservata una tendenza inversa, con una rinnovata spinta verso la nazionalizzazione o la riappropriazione di imprese strategiche. Questo fenomeno è stato in parte una risposta alle crisi economiche, sanitarie ed energetiche che hanno evidenziato la necessità di un controllo più diretto da parte dello Stato su settori cruciali per la sicurezza nazionale e il benessere economico.

Il Golden Power rappresenta uno strumento di intervento dello Stato che differisce significativamente dalle tradizionali nazionalizzazioni. Più in particolare, il Golden Power è un insieme di poteri speciali conferiti al governo italiano per intervenire in modo mirato e temporaneo sulle operazioni societarie riguardanti imprese strategiche nei settori della difesa, della sicurezza nazionale, dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti. L’applicazione di tale procedura si sostanzia in tre differenti fasi. Le imprese operanti nei settori strategici devono notificare al governo qualsiasi operazione di acquisizione, fusione o trasferimento di partecipazioni significative che possa comportare il controllo da parte di soggetti stranieri. Il governo valuta l’operazione notificata per determinare se possa compromettere la sicurezza nazionale o gli interessi strategici del Paese. Se ritenuto necessario, il governo può bloccare l’operazione, imporre condizioni specifiche o esercitare poteri speciali per tutelare gli interessi nazionali.

Negli ultimi anni, i governi italiani hanno utilizzato più volte il Golden Power per intervenire in operazioni riguardanti imprese strategiche. Esempi significativi hanno interessato il settore delle telecomunicazioni con il governo ha esercitato il Golden Power in relazione alle operazioni che riguardavano la rete di telecomunicazioni di TIM, considerata un’infrastruttura critica per la sicurezza nazionale. E ancora nel settore della difesa con interventi mirati per proteggere le tecnologie e le capacità produttive strategiche nel settore della difesa rappresentate da Leonardo (ex Finmeccanica). A ben vedere, il Golden Power rappresenta un importante strumento di sovranità economica che consente allo Stato di proteggere gli interessi strategici senza ricorrere alla nazionalizzazione completa. Mentre le nazionalizzazioni implicano un controllo diretto e continuativo da parte dello Stato, il Golden Power offre un meccanismo più flessibile e mirato per affrontare specifiche minacce alla sicurezza nazionale.

Un equilibrio sano tra nazionalizzazione e utilizzo del Golden Power dipende dal contesto specifico e dalla natura delle minacce o delle opportunità. In generale, il Golden Power dovrebbe essere utilizzato per proteggere gli interessi strategici in situazioni specifiche, mentre la nazionalizzazione può essere riservata a settori dove il controllo pubblico è essenziale per garantire l’accessibilità, l’equità e la sicurezza economica a lungo termine.


4 – Altro strumento, utilizzato negli ultimi tempi, il cui nome è ricorso più volte, soprattutto nel settore bancario o in grandi società per azioni, è il buyback. Ci può fare qualche esempio di utilizzo, tra gli ultimi episodi (vedi Nexi o Unicredit) e sapere, di questi e altri di minor conoscenza pubblica, qual è il suo pensiero a riguardo?

Il buyback, o riacquisto di azioni proprie, è una pratica comune tra le aziende per vari motivi, tra cui migliorare la performance delle azioni, utilizzare efficacemente il capitale in eccesso e restituire valore agli azionisti.

Nexi, la società italiana di pagamenti digitali, ha annunciato un programma di buyback per un valore massimo di 100 milioni di euro nel 2023. Questo riacquisto di azioni è stato concepito per sostenere i piani di incentivazione azionaria destinati ai dipendenti e al management, oltre a rafforzare la struttura finanziaria della società. UniCredit ha lanciato un importante programma di buyback nel 2023, annunciando l’intenzione di riacquistare azioni proprie per un valore di 3,34 miliardi di euro originando uno dei buyback più significativi nel settore bancario europeo. Nel 2022, Assicurazioni Generali ha lanciato un programma di buyback per un valore di 500 milioni di euro. L’obiettivo principale era quello di ottimizzare la struttura del capitale e migliorare il rendimento per gli azionisti. Telecom Italia ha intrapreso programmi di buyback nel corso degli anni per gestire la propria struttura del capitale, supportare i piani di incentivazione azionaria e migliorare il valore per gli azionisti.

Il buyback è uno strumento potente che, se utilizzato con giudizio, può portare significativi benefici agli azionisti e migliorare la struttura del capitale di un’azienda. Tuttavia, la sua efficacia dipende molto dal contesto specifico e dalle motivazioni sottostanti. Mentre buyback come quelli di Nexi e UniCredit possono essere giustificati e strategici, è fondamentale che le aziende mantengano un equilibrio tra la restituzione di capitale agli azionisti e l’investimento nel proprio sviluppo a lungo termine. In conclusione, il buyback può essere un’ottima strategia finanziaria, ma deve essere parte di un approccio più ampio e sostenibile alla gestione aziendale, garantendo che le risorse siano utilizzate in modo equilibrato per sostenere sia il valore a breve termine che la crescita a lungo termine dell’azienda.


5 – Mettiamo il caso che Lei, venga chiamato, da un qualsiasi esecutivo a dirigere il Ministero dell’economia e delle finanze. Quali sarebbero i suoi campi di intervento? Quali le priorità e nello specifico, quale sarebbe un’azione che desidererebbe molto mettere in atto?

Se fossi chiamato a dirigere il Ministero dell’Economia e delle Finanze, le mie azioni e priorità si focalizzerebbero su una serie di interventi strategici volti a rafforzare la stabilità economica, promuovere la crescita sostenibile e migliorare il benessere sociale. Ecco una panoramica dei principali campi di intervento e delle azioni prioritarie:

Campi di intervento

  • Stabilità finanziaria e riduzione del debito pubblico

    • Attuazione di una revisione completa della spesa pubblica per identificare e ridurre gli sprechi, ottimizzando l’efficienza della pubblica amministrazione.

    • Implementazione di politiche di gestione del debito pubblico volte a ridurre gradualmente il rapporto debito/PIL, sfruttando i periodi di tassi di interesse bassi per rinegoziare il debito esistente.

  • Riforme fiscali

    • Riforma del sistema fiscale per renderlo più equo e progressivo, riducendo il carico fiscale sulla classe media e aumentando la tassazione sui redditi più alti e sulle grandi multinazionali.

    • Semplificazione del sistema tributario per ridurre la burocrazia e facilitare il rispetto delle normative da parte dei contribuenti.

    • Introduzione di una tassazione ambientale che penalizzi le attività ad alto impatto ambientale e incentivi pratiche sostenibili.

    • Riduzione del cuneo fiscale sul lavoro per aumentare il reddito netto dei lavoratori e stimolare la domanda interna.

  • Sviluppo economico e innovazione

    • Implementazione delle politiche di supporto alle piccole e medie imprese, facilitando l’accesso al credito e offrendo incentivi per l’innovazione e la digitalizzazione.

    • Aumento degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, tramite sviluppo della collaborazione con il settore privato e le università per stimolare l’innovazione tecnologica.

  • Sostenibilità ambientale

    • Promozione della transizione verso energie rinnovabili, incentivando l’adozione di tecnologie pulite e sostenibili attraverso sussidi e agevolazioni fiscali.

    • Sostegno alle iniziative di economia circolare per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità delle risorse.

  • Welfare e inclusione sociale

    • Riforma del sistema pensionistico al fine di garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico attraverso riforme mirate che considerino l’invecchiamento della popolazione.

    • Rafforzamento delle politiche sociali per combattere la povertà e l’esclusione sociale, migliorando l’accesso a servizi essenziali come l’istruzione e la sanità.

Azioni prioritarie

  • Lancio di un piano di investimenti in infrastrutture

    • Avviamento di un ambizioso piano di investimenti in infrastrutture, mirato a migliorare la rete di trasporti, la connettività digitale e le infrastrutture energetiche. Questo non solo stimolerebbe l’economia a breve termine, creando posti di lavoro, ma aumenterebbe anche la competitività a lungo termine del paese.

    • Dare precedenza ai progetti infrastrutturali che promuovano la sostenibilità ambientale, come reti di trasporto pubblico eco-sostenibili, infrastrutture per energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici.

  • Implementazione di una strategia nazionale per l’innovazione e la digitalizzazione

    • Somministrazione di incentivi fiscali e finanziamenti per la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle PMI, per migliorare la loro competitività e capacità di innovazione.

    • Creazione di programmi di formazione e riqualificazione per sviluppare competenze digitali tra i lavoratori, preparando la forza lavoro alle sfide del futuro.

  • Creazione di un fondo sovrano per lo sviluppo sostenibile

Questo fondo avrebbe l’obiettivo di investire in start-up e imprese che sviluppano tecnologie innovative e sostenibili; finanziare progetti di energia rinnovabile, infrastrutture verdi e tecnologie per la riduzione delle emissioni di carbonio; investire in progetti di ricerca avanzata e programmi educativi nelle università e centri di ricerca per sostenere lo sviluppo di competenze avanzate.

Concludo rammentando che le politiche economiche e finanziarie devono essere orientate a lungo termine, considerando le esigenze di stabilità, crescita sostenibile e benessere sociale. Bilanciare l’equità fiscale, l’innovazione e la sostenibilità ambientale con la gestione prudente del debito pubblico è fondamentale per creare un’economia resiliente e prospera. La creazione di un Fondo Sovrano per lo Sviluppo Sostenibile rappresenterebbe un passo significativo in questa direzione, promuovendo l’innovazione e la sostenibilità come pilastri del futuro economico del paese.

Una gradevole, interessante e dettagliata esposizione, questa è stata la nostra intervista con il Professor Frau, tanti gli spunti su cui riflettere e tante le nozioni di cui tenere conto.
Lo ringraziamo per la disponibilità con la volontà di approfondire insieme qualche tema qui affrontato o altri che possono essere di interesse pubblico/nazionale. A presto.


Roberto Spanu

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1 Uno degli esempi più emblematici di nazionalizzazione in Italia è rappresentato dalla creazione dell’ENEL (Ente Nazionale per l’Energia Elettrica) nel 1962. Il settore dell’energia elettrica, fino a quel momento frammentato tra diverse imprese private, fu centralizzato sotto il controllo dello Stato. Questo intervento aveva lo scopo di garantire l’uniformità del servizio elettrico su tutto il territorio nazionale; promuovere l’elettrificazione delle aree rurali e meno sviluppate e rendere l’energia elettrica accessibile a prezzi equi per tutti i cittadini.

Tale intervento aveva generato i seguenti risvolti positivi:

  • Miglioramento dell’infrastruttura elettrica. La centralizzazione ha permesso investimenti significativi nelle reti elettriche, migliorando la distribuzione e la qualità del servizio.

  • Riduzione delle disuguaglianze territoriali. L’elettrificazione delle aree rurali ha contribuito allo sviluppo economico e sociale di zone precedentemente svantaggiate.

  • Tariffe più eque. La gestione statale ha permesso di mantenere le tariffe sotto controllo, rendendo l’energia più accessibile.

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