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Investire a Singapore

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Singapore, pronta a diventare l’hub della “Via della Seta” del XXI secolo ANNUNCIATA NELLA CITTÀ STATO L’INIZIATIVA PROMOSSA DALLA CINA E DALLE ECONO

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Singapore, pronta a diventare l’hub della “Via della Seta” del XXI secolo
ANNUNCIATA NELLA CITTÀ STATO L’INIZIATIVA PROMOSSA DALLA CINA E DALLE ECONOMIE DELL’AREA PER POTENZIARE TRASPORTI E INFRASTRUTTURE MARITTIME SULLA ROTTA PER L’ITALIA: INVESTIMENTI PER 200 MILIARDI PER UN PROGETTO CHE GUARDA AL 2030

13501855_861818620629857_7278166814503936587_nSingapore N on è un caso se l’iniziativa “21st-century Silk Road”, promossa dai Paesi dell’est asiatico, dalla Cina alla Malesia, è stata annunciata a Singapore. La città- Stato, i cui fondi sovrani Gic e Temasek sono fra i più cospicui del mondo, si propone infatti come centro motore degli investimenti – 200 miliardi di dollari in totale – che dovranno portare a un potenziamento e una maggiore interconnessione dei porti lungo tutta la “via” e anche delle infrastrutture di terra di trasporto merci. È un progetto in cui l’Italia ha un ruolo determinante, come ha recentemente detto il ministro delle Infastrutture, GrazianoDelrio, che ha annunciato a un impegno del nostro Paese per 1,2 miliardi allo sforzo complessivo da realizzarsi entro il 2030. E la direttrice dovrà essere proprio quella dell’antica via delle seta: Shanghai-Singapore-Trieste/ Venezia. La nuova via della seta sulla rotta per l’Italia dimezzerà fino a otto giorni i tempi di trasporto delle merci. Sarà un motore per l’export italiano, che rappresenta l’1,1% del mercato a Singapore contro il 2,9% della Germania e il 2,2% della Francia: ma secondo le stime Sace, aumenterà dell’1,6% nel 2016 e per i prossimi tre anni manterrà una media del +3,4%. Dopodiché, appunto, grazie alla nuova via della seta potrà esserci un ulteriore salto di qualità. Sarà una consacrazione della centralità per Singapore. Quando nel 1965 ottenne
l’indipendenza dalla Malesia, neanche il padre fondatore Lee Kuan Yew avrebbe immaginato che Singapore sarebbe diventato, secondo l’indice Doing Business della Banca Mondiale (è al primo posto), l’economia più competitiva del mondo con un Pil da quasi 60mila dollari pro capite. La città-Stato sulla punta della penisola malese è oggi il motore della crescita del sud est asiatico, una regione da oltre 600 milioni di abitanti, unita nell’Asean (Associazione delle nazioni del sud est asiatico), difficile e complessa ma anche ricca di opportunità. Proprio su questa regione punta da tempo la diplomazia commerciale italiana e la porta d’ingresso è Singapore: il suo sistema fiscale è tra i più vantaggiosi al mondo, non è più nella black list fiscale dell’Italia, a breve entrerà in vigore l’accordo di libero scambio con l’Ue e grazie ai recenti massicci investimenti in hi-tech e nuove infrastrutture la città-Stato è diventata l’hub di riferimento per la manifattura italiana interessata a investire in mercati emergenti come Indonesia, Vietnam e Myanmar o in realtà consolidate come Malesia e Thailandia. A Singapore sono presenti fra stabilimenti e centri di import 300 aziende italiane, di tutti i settori: alimentare con Barilla, Perfetti e Ferrero, fashion con Zegna e Ferragamo, design con Frau e Foscarini, Oil& Gas con Saipem, infrastrutture con i fratelli Cosulich, farmaceutico con Menarini impiantistica, elettronica e altri settori ancora. Non manca la finanza con Banca Intesa e Unicredit. L’arrivo delle imprese manifatturiere si sta intensificando, specie high tech e di media dimensione. Gli ultimi in ordine di tempo a sbarcare al Chonqi airport sono Vimar, specializzata in domotica, il gruppo Cortem nel settore Oil e Gas, Faci e Coim, che hanno aperto nuovi stabilimenti per la produzione chimica. Ma anche le grandi aziende non stanno a guardare: Tetrapak ha inaugurato il suo più grande impianto produttivo di packaging a Singapore, Saipem ha avviato nuovi investimenti nell’isola di Karimun. Il caso Menarini è particolarmente importante. Dopo l’acquisizione nel 2011 del gruppo Invida, che fatturava 250 milioni di dollari e esportava in tutta l’Asia, l’azienda di Firenze ha ampliato la base operativa di Singapore fino a 3mila dipendenti e quest’anno stima di raggiungere un volume d’affari di quasi 400 milioni. Tra l’altro la Menarini Sylicon Biosystem di Bologna investe in terapie all’avanguardia in ambito tumorale. Spiega il direttore generale di Menarini Pietro Corsa: «Investire qui è di sicuro renedimento per l’ambiente favorevole alla ricerca e sviluppo. E i servizi sono ottimi: abbiamo aperto la società in due giorni ricevendo le scuse dei funzionari perché hanno fatto due ore di ritardo». In crescita anche il settore aerospazio e difesa, dove il know how degli italiani è molto richiesto: «L’innovazione tecnologica è ormai un’eccellenza del made in Italy come il food e il fashion», spiega Gianluca Trezza, capo dell’ufficio di Singapore di Elettronica spa, che qui sviluppa soluzioni per la difesa e sta investendo per aumentare la presenza. Domotica, biomedicale, aerospazio, manifattura 4.0 ad alta tecnologia: a Singapore il futuro è delle imprese specializzate e delle startup. Che a novembre parteciperanno all’Innovation days, manifestazione organizzata da istituzioni dei due paesi per lanciare nuove business opportunities e presentare progetti innovativi ai partner asiatici. «Singapore è la base per chi vuole fare business nel sud est asiatico», dice il presidente della camera di Commercio italiana a Singapore Federico Donato. «L’Italia era in ritardo ma adesso sta recuperando e c’è un incremento dell’attenzione di istituzioni e imprese verso questa area. L’obiettivo dell’evento è portare l’innovazione italiana e da qui lanciarla in tutto il sud-est asiatico».

fonte internalizzazioni imprese e investimenti

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