Dopo mesi di ritardi e di trattative, è stato raggiunto ieri un accordo tra la Commissione europea e il governo italiano per sbloccare la terza rata d
Dopo mesi di ritardi e di trattative, è stato raggiunto ieri un accordo tra la Commissione europea e il governo italiano per sbloccare la terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): la Commissione, infatti, ha accolto la richiesta dell’esecutivo di Roma di modificare e posticipare il traguardo (“milestone”) della realizzazione di 7500 posti letto per gli studenti universitari dalla terza alla quarta rata. I 500 milioni destinati al raggiungimento di questo obiettivo verranno quindi trasferiti come target nella quarta rata, lasciando invariato l’incasso complessivo di 35 miliardi di euro entro il 2023, così composto: 18,5 miliardi – invece che 19 – previsti per la terza rata a fronte del raggiungimento di 54 obiettivi e 16,5 miliardi per la quarta per 28 obiettivi. Il target dei 7.500 posti letto per gli studenti confluiscono così nell’obiettivo finale di realizzazione di 60.000 nuovi posti entro il 2026 con 960 milioni di euro del Pnrr.
In una nota diffusa ieri da Palazzo Chigi, dopo la riunione della Cabina di regia sul Pnrr – in cui il governo ha presentato la richiesta di modifica – si legge che l’esecutivo intenderebbe «inserire una nuova milestone nella quarta rata; chiarire le condizioni e gli obiettivi della misura; correggere alcuni errori materiali». Per quanto riguarda gli studenti, un portavoce ha spiegato che «i provvedimento sugli alloggi per studenti prevede una riforma volta a incentivare i soggetti privati nell’offerta di alloggi per studenti tramite cofinanziamento. A ciò si aggiunge un investimento volto ad aumentare in modo significativo l’offerta di posti letto per studenti entro la metà del 2026. Nella terza richiesta di pagamento è stato inserito un target intermedio. La modifica riguarderebbe l’introduzione di una nuova tappa nella quarta rata per garantire che l’obiettivo finale (previsto entro la metà del 2026) possa essere effettivamente raggiunto». In altre parole, la quarta rata conterrà una nuova “milestone”, ossia un nuovo impegno: dimostrare di avere avviato le gare per la realizzazione dei 60.000 posti letto previsti per il 2026. Con la decisione della Cabina di regia di ieri, guidata dal ministro degli Affari europei e del Pnrr, Raffaele Fitto, l’Italia presenterà formalmente la nuova proposta di modifica della quarta rata che si sommerà alle dieci proposte già presentate l’11 luglio scorso.
Nel dettaglio, il pagamento della terza rata era stato bloccato da Bruxelles perché l’obiettivo di creazione di posti letto negli alloggi era stato raggiunto a febbraio 2023, invece che a dicembre 2022, con un artifizio di doppio conteggio. Emerge comunque una procedura eccessivamente burocratizzata in cui le istituzioni comunitarie entrano a gamba tesa nelle questioni nazionali: i funzionari europei all’inizio del 2023, riscontrando quelle che hanno definito “anomalie”, hanno chiesto chiarimenti e integrazioni sui 55 obiettivi previsti, rendendo necessarie ben 47 correzioni. Tra queste si è presentato il nodo degli alloggi universitari che ha creato un disaccordo tra il governo e la Commissione: quest’ultima, infatti, ha contestato il modo in cui i tecnici italiani hanno messo a punto l’iniziativa, in particolare nella gestione delle strutture da parte dei privati. Nello specifico, Bruxelles chiede che i posti letto siano assegnati all’interno di edifici nuovi e non riconvertiti.
Nonostante tutto, si è dimostrato soddisfatto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale il governo italiano e la Commissione europea hanno lavorato costruttivamente e l’accordo rappresenta una «buona notizia» per Bruxelles. «L’Italia raggiungerà gli obiettivi previsti per la terza e la quarta rata, secondo il disegno del piano: ci sarà solo uno slittamento dell’obiettivo relativo ai 7.500 posti letto per gli studenti universitari». Mentre, sorridendo, Fitto ha parlato di «intesa democristiana». Ma ciò non è bastato a placare le critiche dell’opposizione: «Bene che finalmente arrivi la terza rata, ma si dimostra l’incapacità di questo governo a gestire questo grande piano, unico e irripetibile», ha asserito la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Ne emerge un quadro in cui Bruxelles controlla capillarmente ogni singola iniziativa dell’esecutivo, sottoponendo tutte le procedure a verifica, procedendo con lunghe fasi di “assessment”, ossia verifiche a campione su determinati obiettivi, che non fanno altro che rallentare o bloccare l’attuazione del piano a causa di un’eccessiva burocrazia che, paradossalmente, è proprio quella che il Pnrr vorrebbe snellire.
Fonte: Indipendente.online